Che cos’è lo stress? Questa “parola magica”, di cui spesso sentiamo parlare, viene usata ogni volta che ci sentiamo in uno stato di agitazione, confusione o malessere in generale. Spesso si accompagna a un’attivazione neuro-vegetativa che, se mantenuta nel tempo, può portare a tensioni o nel peggiore dei casi a malattie fisiche.
In realtà il termine “stress” racchiude dentro di sé una serie di sensazioni, percezioni e vissuti che non possono essere generalizzati a tutte le persone cosiddette “stressate”. In che senso? Nel senso che si potrebbe affermare che dietro questo fenomeno si racchiude un processo, una modalità di funzionamento unica per ogni persona. Il processo è formato da un insieme di credenze, emozioni ed esperienze vissute in determinati contesti della nostra vita e che nel momento presente le riviviamo come dati di fatto. Cosa voglio dire con questa affermazione? Voglio dire che attraverso i nostri pensieri, formati in determinati contesti, abbiamo adoperato delle strategie che con l’andare del tempo si sono dimostrate disfunzionali alle richieste che ci arrivano dall’esterno o dal nostro interno. Noi consideriamo queste strategie le uniche possibili e continuiamo a farne uso.
Lo stress è dunque il risultato di un processo che è appunto unico per ogni persona e va trattato di conseguenza nella sua unicità. Infatti quello che è stressante per qualcuno per un’altra persona non lo è!
Lo stato di agitazione o confusione che ha una durata di qualche ora/giorno può essere funzionale, come nel caso dell’ansia per un esame o per un colloquio di lavoro. Queste reazioni, chiamate anche “eustress” sono del tutto naturali e di solito aiutano la persona ad “attivarsi” per prepararsi al meglio per l’evento futuro. Le credenze utilizzate in questo caso possono essere del tipo: “posso farcela, basta ripetere di più”, “andrà tutto bene, ho fiducia nelle mie capacità”, “riesco ad raggiungere ogni obiettivo che mi propongo”.
Può capitare che non sempre il sentimento ansiogeno aiuti ma anzi blocchi la persona oppure la spinga all’evitamento della situazione considerata troppo stressante. In questo secondo caso stiamo parlando di “distress”, quando per una serie di ragioni/credenze non sempre consapevoli, la persona non riesce più a fare le cose che desidera fare e vive in uno stato di malessere/confusione. Esempi di credenze inefficaci: “non ce la posso fare, anche se studio andrà male”, “non va mai come deve andare”, “non sono bravo/a abbastanza” ecc.
Quello che ci crea sofferenza psicologica non è tanto l’evento in sé, quanto il modo in cui noi percepiamo la situazione e la consideriamo come pericolo per il nostro benessere e minaccia per la nostra sopravvivenza .
Esistono alcune strategie che utilizziamo per evitare di sentirci stressati, come ad esempio:
1) Immersione in un’attività ripetitiva che non ci dia il tempo di pensare;
2) Negazione del proprio malessere, facendo finta che vada tutto bene nonostante il nostro sentire ci dica tutt’altro;
3) Abuso di fumo;
4) Abuso di sostanze (legali/illegali)
5)Abuso di psicofarmaci;
6) Rifugio nel cibo o al contrario rifiuto del cibo.
Queste ulteriori strategie sono quelle che possiamo “notare” subito nel nostro comportamento e capire che stiamo agendo pensando di avere un effetto “calmante”. In realtà esse mantengono il disagio anche se “sul momento” sembrano le uniche vie che conosciamo per stare meglio.
Riassumendo possiamo dire che ci troviamo dentro ad un circolo vizioso del tipo:
credenze disfunzionali sulla propria persona -> situazione considerata stressante che richiama tali credenze -> distress -> strategie inadeguate che confermano le credenze da cui si è partiti
Questo circolo vizioso può essere gestito meglio chiedendo una consulenza psicologica che ci aiuti a capire come fare per ritrovare lo stato di vero benessere e aumentare la nostra consapevolezza di quello che sta accadendo attualmente nella nostra vita.